Poco prima dell’inizio di Expo, questo undicesimo convegno di Identità Golose ha un sapore dolce-amaro; si capisce l’importanza di creare dibattiti che non siano banali, che lascino un segno e che sensibilizzano ancora di più sul food e su tutto quanto concerne. Da qui la scelta di Paolo Marchi, fondatore di questo evento di parlare quest’anno della “sana intelligenza” di puntare l’attenzione verso il sano, intelligente ma anche buono, responsabile e giusto.
E se il grande Massimo Bottura esordisce dicendo che
“recuperare gli scarti non è degradante e che scartare il cibo vuol dire
arrendersi” tutti gli altri cercano di
sensibilizzare, catalizzare l’attenzione su una cucina sana, più in accordo con
l’ambiente.
Amare gli ingredienti come se dovessimo amare noi,
consapevoli che quello che mangiamo si
riflette automaticamente sul nostro corpo è alla base della cucina di Pietro
Leemann , stellato, che da sempre cucina vegetariano ma che all’inizio la
chiamava “alta cucina naturale” per non spaventare nessuno.
E se persino il grande
Alain Ducasse cerca di spiegare la scelta del suo ultimo ed ennesimo ristorante
di lusso, Plaza Athènèè a Parigi, di non proporre carne ma solo pesce, verdure
e legumi, un minimo di curiosità si innesca in ognuno di noi.
E mentre si innescano riti che hanno un non so che di
religioso, si agisce sull’acqua, sui lieviti e si inneggiano funghi, la mente
si apre a nuovi gusti, a concetti che sono inizialmente difficili ad entrare ai
più, ma una piccola particella di curiosità entra, chissà sotto quale forma o nascosto
in chissà quale assaggio, ma del resto
la curiosità è alla base dell’intelligenza.